Perché siamo contrari al DDL concorrenza del governo Renzi

10 aprile 2015

Rosaria Bono

Premessa

ll notaio esercita funzioni delegate dallo Stato; più propriamente esercita, su delega, la giustizia preventiva (accanto al magistrato che esercita la giustizia contenziosa). Esercita questo potere in modo efficiente e virtuoso, anche con l’aiuto della tecnologia:
- l'affidamento del controllo omologatorio in materia di società di capitali ha alleggerito i Tribunali e nello stesso tempo ha permesso alle imprese di passare da sei mesi ad un giorno per essere operative;
- gli atti notarili assicurano un altissimo livello di sicurezza: il contenzioso in materia immobiliare in Italia è pari allo 0,0029%, cioè è praticamente inesistente. Negli USA, dove non esiste il notaio di tipo europeo, è di circa il 20%, cioè un atto su cinque finisce in Tribunale. Dove interviene il notaio non si verificano quasi mai problemi;
- in Italia non si sono avuti, nelle materie notarili, i furti d’identità e le falsificazioni dei titoli di proprietà delle compravendite e dei mutui verificatisi negli Stati Uniti, che sono alla base della crisi economica mondiale;
- l’informatizzazione delle procedure di aggiornamento dei Pubblici Registri, dovuta all’impegno del notariato, contribuisce attivamente alla trasparenza e alla lotta all’evasione e alla criminalità;
- i notai riscuotono per conto dello Stato circa 5 miliardi di euro l’anno di gettito fiscale;
- l’informatizzazione e l’aggiornamento in tempo reale di tutti i registri assicurano la trasparenza delle contrattazioni e permettono alle Autorità competenti il controllo, sia dal punto di vista dell’evasione fiscale (controllo affidato anche direttamente ai notai con la loro attività di riscossione delle imposte dirette con responsabilità come sostituti d’imposta), sia dal punto di vista dei reati penali legati al riciclaggio. Il 92% delle segnalazioni dei professionisti alla Uif proviene dai notai, nonostante l'esiguità del loro numero rispetto a quello degli altri professionisti.

A questi compiti è collegata una pregnante attività di vigilanza sui notai, possibile perché il numero dei controllati è molto ristretto. Ogni atto notarile è annotato in un repertorio sottoposto a controlli mensili da parte del Ministero di Giustizia e a controlli quadrimestrali da parte dell’Agenzia delle Entrate. Tutti gli atti notarili, che rispondono anche ad una lunga serie di obblighi formali, che hanno ancora una propria logica seppur risalenti negli anni, sono sottoposti ad ispezione biennale da parte degli uffici del Ministero di Giustizia, con la loro materiale consegna allo stesso. Tutti gli atti vengono conservati dai notai prima e dagli Archivi del Ministero dopo (esistono atti notarili di 1000 anni fa)

Il sistema assicura sicurezza ed efficienza.
Secondo il rapporto Doing Business 2015 l’Italia ha guadagnato ben 44 posizioni nella sezione “starting a business” volando al 46° posto, grazie alla digilitazzione di alcune procedure burocratiche, come la trasmissione telematica degli atti notarili al Registro Imprese, al versamento del capitale direttamente agli amministratori alla presenza del notaio e all’iscrizione immediata degli atti notarili societari nel Registro Imprese, che hanno reso possibile aprire un’impresa in un giorno. L’Italia ha così raggiunto gli USA e superato Paesi come la Svizzera (69° posto), la Spagna (74°), il Lussemburgo (82°), il Giappone (83°) e la Germania (114°).
Questo successo segue quello del 2013, quando l’Italia ha guadagnato 20 posizioni nella sezione “registering property” grazie alla trasmissione telematica degli atti notarili relativi ai trasferimenti di proprietà e altri diritti reali. Dal rapporto 2015 emerge che i trasferimenti immobiliari in Italia sono meno costosi, prevedono un minor numero di procedure e tempi più rapidi rispetto a gran parte dei paesi OCSE ad alto reddito. Il rango dell’Italia (41) risulta migliore, tra l’altro, di quello dell’Australia (53), Canada (55), Paesi Bassi (58), Spagna (66), Regno Unito (68), Giappone (73), Germania (89), Francia (126) e Belgio (171).

La digitalizzazione affidata ai 5000 notai d’Italia ha dimostrato quindi la sua efficienza e la sua fondamentale importanza per il rilancio dell’economia nazionale.

Per questo motivo ora negli Usa si sta pensando di introdurre un sistema simile a quello europeo, con i notai di civil law, sistema che è allo studio con la collaborazione anche dei notai italiani, introducendo dei pubblici registri informatizzati affidati al controllo preventivo di un pubblico ufficiale. Lo hanno già fatto Russia e Cina.


Perché i notai sono contrari al Ddl Concorrenza del Governo Renzi

Il DDL contiene alcune norme che meritano attenzione. In particolare gli articoli da 29 a 32.
Innazitutto è prevista la possibilità di vendere immobili non abitativi di valore CATASTALE inferiore a 100.000 senza atto notarile, ma con mera scrittura privata autenticata da un avvocato.
In questo caso l’avvocato non è tenuto ad effettuare alcun accertamento preventivo. Le visure sono a carico delle parti. L’avvocato si limita a certificare l’identità delle parti.
A differenza di quando interviene il notaio, non viene effettuato alcun giudizio di legalità  preventivo sulla transazione.
Si va così a minare il sistema dei Registri Immobiliari: vengono immessi nel sistema di circolazione alcuni immobili non controllati (che potrebbero quindi essere ipotecati, abusivi o soggetti a vincoli culturali, o con provenienza irregolare, solo per fare alcuni esempi). La certezza di tali registri, in cui fino ad ora venivano immessi solamente dati vagliati dal notaio o dal giudice, viene intaccata profondamente.
Il fenomeno riguarda molti immobili, perché i 100.000 euro riferiti al valore catastale possono corrispondere ad un valore commerciale molto maggiore: non solo box, ma anche negozi, capannoni industriali o terreni (si pensi ai fenomeni di lottizzazione e più in generale ai fenomeni legati alla criminalità organizzata in alcune zone d’Italia).

L’intervento dell’avvocato non può sostituire quello del notaio perché si tratta di due figure diametralmente diverse. I notai sono pubblici ufficiali, autorità terze, indipendenti nominate dallo Stato mediante pubblico concorso (il concorso più difficile d’Italia, a garanzia dei cittadini: lo supera circa il 5% dei concorrenti. La meritocrazia dell’accesso fa sì che solo il 18% dei notai ha un notaio tra i parenti fino al 3° grado). L’avvocato per suo statuto è consulente di parte e deve fare innanzitutto gli interessi del suo cliente. Non può essere terzo e indipendente. Non ha alcuno degli obblighi che ricadono sul notaio, a partire dalla terzietà.

Da questo punto di vista, la norma presenta evidenti profili di incostituzionalità perché si prevede l’esercizio di funzioni analoghe con sistemi di accesso diversi. Il concorso per notaio è il concorso più selettivo della Repubblica e richiede molti anni di studio per il suo superamento, con investimenti anche economici per i candidati e le loro famiglie. Permettere che lo stesso lavoro venga svolto aggirando la selezione del concorso, con una semplice abilitazione su esame che può essere conseguita anche all’estero attraverso meccanismi “semplificati”, viola senza dubbio l’art. 3 della Costituzione.

La scrittura autenticata dall’avvocato deve essere accompagnata da un’assicurazione di valore corrispondente. Si viene così a sostituire l’assicurazione data dalla responsabilità del notaio con una polizza. Questo va a vantaggio delle compagnie di assicurazione, da sempre collegate ai gruppi bancari, i quali stanno iniziando a svolgere attività immobiliare, con una evidente distorsione del mercato (mediazione, mutuo, vendita, assicurazione).
Da notare che nel DDL si prevede la possibilità per gli avvocati di svolgere l’attività all’interno di società di capitali. E’ facile prevedere come sia minata l’indipendenza dell’avvocato che segue una compravendita immobiliare quando lo stesso sia socio di minoranza in una società detenuta da un gruppo bancario. Si può ipotizzare che le banche si rivolgeranno per questo lavoro a giovani avvocati senza una propria consistente clientela, che dipenderanno totalmente da loro.

L’innovazione non può essere giustificata con un risparmio di costi. E’ evidente che due avvocati, uno per il venditore e uno per l’acquirente (salvo che lo stesso si presenti senza tutela), più una polizza ad hoc non potranno costare meno che un notaio. Un recente studio di Nomisma ha dimostrato come nei Paesi di common law, dove non esiste il notaio di tipo latino, il costo di una compravendita è pari a quasi 4 volte il costo di una compravendita in Italia. Se si fosse voluto agevolare l’investimento immobiliare, si sarebbero potute ridurre le imposte minime, aumentate notevolmente dal gennaio 2014.

Il numero degli atti di trasferimento immobiliare in Italia è pari a circa 400.000, che divisi per 5000 (o 6000 se i concorsi venissero svolti) notai significa 80 atti l’anno a notaio, ovvero 1,5 a settimana. Non si sente quindi la necessità di coinvolgere un numero maggiore di soggetti abilitati a stipulare questi atti. Né un numero così ristretto di atti spalmato su un numero consistente di soggetti può portare ad un risparmio dei costi: è evidente che ogni risparmio verrebbe ad essere assorbito dall’incidenza delle spese.

Preoccupa l’aspetto della riscossione delle imposte. Attualmente il notaio liquida e versa le imposte, agendo come sostituto d’imposta, senza alcun aggio per lo Stato. Ogni registrazione avviene per via telematica, con evidenti risparmi per la PA. La sostituzione con un altro soggetto privato costringerebbe l’Agenzia delle Entrate a creare strutture atte a liquidare le imposte e a controllare successivamente che non vi sia stata evasione.

Il DDL prevede anche la possibilità di costituire SRLS con mera scrittura privata non autenticata, quindi senza alcun intervento di controllo del notaio. Anche questa innovazione non si giustifica con il risparmio dei costi: le srls sono già costituite dai notai gratuitamente, senza alcun onorario. La novità non può essere quindi dettata altro che dalla scelta di affievolire i controlli, in assoluta controtendenza con quanto affermato dalle principali organizzazioni internazionali.
Lo stesso discorso vale per la possibilità di trasferire quote di srl di qualsiasi entità o costituire su di esse di diritti parziali con atto firmato digitalmente (senza notaio), con evidente vulnus del Registro Imprese.

Una grande preoccupazione riguarda la lotta al riciclaggio. Secondo il rapporto 2014 UIF diffuso dalla Banca d’Italia il 92% delle segnalazioni effettuate dai professionisti proviene dai notai, contro lo 0,7% degli avvocati, nonostante l’esiguità del numero dei notai rispetto a quello degli avvocati. Venendo meno il controllo del notaio, potrebbero verificarsi fenomeni di investimenti di liquidità provenienti da attività illecite, anche legate a mafia e terrorismo. Questo tanto negli acquisti immobiliari quanto nelle costituzioni e cessioni di quote di società.

Anche la possibilità di creare start up innovative senza atto pubblico, introdotta dal DL Investment Compact, si presta a facili strumentalizzazioni: per evitare i controlli ci si presenta come start up innovative e ci si iscrive con una firma digitale non autenticata, poi si perdono i requisiti per essere ammessi nella sezione speciale, ma si conserva l’iscrizione al Registro Imprese.

La posizione del notariato ha riscosso la condivisione di importanti opinion leaders, che si sono espressi pubblicamente: dalle associazioni dei consumatori (Federconsumatori, Adusbef e Altroconsumo) alle associazioni di professionisti (Confprofessioni, Aiga, Ungdcec, Anai), opininisti e studiosi (prof. Mario Libertini, on. Lella Golfo Fondazione Bellisario, avv. Anna Maria Bernardini De Pace, Beppe Severgnini, solo per fare alcuni nomi).

 

 

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